Si terra' ad Atri, nelle ex scuderie del Palazzo Ducale, dal 18 settembre al 3 ottobre 2021 "SYN"la Mostra di Grafica, Pittura e Scultura di tre noti e poliedrici artisti abruzzesi portatori del background millenario della loro citta' che ha dato il nome al Mare Adriatico ed ha battuto moneta, per le italiche genti, prima di Roma caput mundi.
Giuseppe Fuschi
Giuseppe Fuschi si laurea presso la facoltà di Architettura “G. D’annunzio” di Pescara nel 1990.
La sua formazione, come artista, trae origine e si sviluppa negli anni 1960-70 dai primi stimoli assunti dal padre Nicola, artista-operaio straordinariamente abile nella modellazione dell’argilla.
Negli anni 70-80 ha eseguito studi sui disegni di Leonardo da Vinci, Raffaello, Andrea del Sarto, Manzù, Annigoni e Vespignani.
Dal 1983 al 1985 ha seguito e conosciuto l’opera del pittore polacco Wlodzimierz Zakrzewski traendo notevoli spunti artistici.
Ha effettuato e partecipato ad esposizioni personali dal 1986 fino al 2016, e nelle collettive con gli artisti Lupoletti Luciano (1986) e Iommarini Massimo (anni 1988, 89, 90, 91, 92 e 93).
Ha partecipato a concorsi di pittura estemporanea nei comuni del teramano, in particolareMosciano Sant’angelo, Teramo, Colonnella ed Atri conseguendo svariati riconoscimenti.
In qualità di docente, ha effettuato corsi di formazione in pittura e disegno nel Comune di Pineto negli anni 1995,96,97 e ad Atri nel 2016.
Sue opere sono presenti presso collezioni private, Fam. Canale, Quatraccioni, Fuschi F., Di Giorgio, Cutina, Leonzi, Bosica, etc…
Ha partecipato come disegnatore alla realizzazione di 5 libri dell’editore EIT Teramo negli anni 1976, 77 e 78.
Specializzato nella ritrattistica e nella rappresentazione dei cavalli, con continuità ha eseguito ed esegue opere pittoriche e grafiche in mostra nelle ricorrenti esposizioni annuali.
Recensione
Giuseppe Fuschi e' un Artista in perenne ricerca di una identità che riesce difficile inquadrare vista la molteplicità di espressioni che la sua opera utilizza. In un primo periodo, successivo ad una prima fase di studio grafico di anatomia, inizia la parte cromatica con toni tenui, soprattutto in paesaggi caratterizzati da cielo apocalittico. Negli anni 2000, cambia totalmente la propria tecnica approdando a colori più vivi anche se i soggetti restano sempre rappresentati con tratti vagamente metafisici per poi dedicarsi a paesaggi proposti in stile impressionistico puro.
Contemporaneamente sviluppa una nutrita tematica sul cavallo presentato in molteplici dipinti che denotano uno studio profondo del soggetto. Nell'ultima fase, in cui affina le tecniche precedenti, si confronta anche con paesaggi macchiaioli, quasi acquarellistici.
Capitolo a parte sono i ritratti in cui incorre nella tentazione del classicismo con lavori veramente pregevoli. In tutto il suo percorso si evidenzia un segno sicuro e deciso, una tendenza ad arricchire la realtà ritratta con una buona dose di immaginazione ed una particolare propensione ad esaltare la parte cromatica, ingredienti indispensabili per ottenere una capacità espressiva fortemente caratterizzata e di grande effetto.
Prof. Alberto Rasetti
Gino Marcone
Gino Marcone, nasce in Atri il 01.10.1954. Le prime sensibilità verso il disegno e la pittura si notano da piccolo tanto che gli viene riconosciuto il primo premio di estemporanea di pittura del fanciullo della citta di Atri nel 1968. Si forma al liceo artistico di Pescara in un periodo di grande fermento culturale.
È compagno di classe di Andrea Pazienza nei primi due anni del liceo e beneficia dell’insegnamento di grandi prof (Pitoni - Di Prinzio - Macchia – Misticoni, ecc), e di amici dotati di particolari qualità artistiche. Partecipa a mostre ed estemporanee di pittura ricevendo diversi riconoscimenti e premi. Si diploma col massimo dei voti e col massimo dei voti anche nella sua principale passione “figura disegnata”.
Inizia l’insegnamento di materie artistiche come supplente e di seguito si laurea in Architettura. Così pian piano abbandona l’attività artistica per svolgere l’attività di Architetto, dapprima in forma privata e poi quale dirigente dell’area Urbanistica e LL.PP. nel comune di ATRI.
Soltanto nell’autunno del 2019, con la pensione, torna a ricercare matite, tele e pennelli e rispolvera la sua passione artistica sopita da oltre 35 anni di assoluto abbandono.
Questa è la sua prima mostra da artista pittore mentre ha partecipato a diverse collettive quale appassionato di fotografia e ha vinto vari concorsi conseguendo anche il 10 posto a livello nazionale per Wikipedia monuments nel 2019.
Recensione
Dopo anni di abbandono, il ritorno al disegno e pittura, per Gino Marcone, avviene con la pensione a cui si affianca la passione per la fotografia.
Con la maturità ha acquisito una particolare attenzione al realismo con riferimenti allegorici. Alcune tele significative sono espressione di una pittura real-simbolista ancora da sviluppare nei prossimi anni, come lui stesso afferma. I suoi lavori evidenziano una buona base di formazione classica con la quale riesce a proporre contenuti aventi riferimento al contesto socio-culturale del proprio periodo storico.
Il modo di comunicare di Gino Marcone vede un uso terroso e molto naturale dei colori, che dimostra il suo attaccamento alla natura e la sua indole pacifica e grata. Attraverso tele dettagliate e precise, il suo mondo ci appare tenue e realistico, pronto a donare allo spettatore scorci di vita quotidiana e scene metaforiche e allusive.
Ad esempio nella tela “Madre natura, ovvero inno alla vita, all’amore ed alla natura, si esprime, con una rappresentazione diversa dai canoni tradizionali ma con squisita tenerezza. La terra è madre di tutte le sue creature, nate dal frutto del suo seno così generoso e rigoglioso, il respiro intenso della vita nasce, nel dipinto, dal cuore e dal seno della donna con la natura che li contiene. Su di un colletto di una camicetta guarnita con terreni a ”terrazze” e con vene d’acqua che discendono lungo la blusa fino a fluire alle radici dell’essenza creatrice. Radici che contengono con se’ la vita che si appresta a completarsi mediante rigogliose piante, un neonato, seme che cresce, avviluppato al seno della madre si integra nel fruire del suo divenire.
Tratto da recensioni di: dott.ssa Silvia Giovanardi e dott.ssa Cettina Pagano
Ugo Assogna
Ugo Assogna nasce ad Atri il 4 gennaio del 1977. Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo-Ginnasio “L. Illuminati” di Atri, si iscrive alla Facoltà di LETTERE MODERNE indirizzo STORICO-ARTISTICO MODERNO E CONTEMPORANEO, presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti, laureandosi con un tesi in Storia dell’arte moderna dal titolo: “I rapporti Italia-Spagna nelle due tavole rinascimentali del Museo Capitolare di Atri”.
Nel frattempo, autodidatta, intraprende l’attività poetica ed artistica. Partecipa a diversi concorsi letterari ed artistici nazionali ed internazionali, conseguendo premi e riconoscimenti critici.
Docente di discipline umanistiche, attualmente vive ed opera nel suo studio di scultura in via S. Agostino 18 ad Atri, dove alterna l’attività scultorea, poetica, di critico d’arte ed organizzatore di eventi d’arte, nonché di presidente delle Associazioni culturali “Giuseppe Antonelli – i marmorari atriani” e “Pietro Baiocchi - Mille per uno dei mille”.
Alcune mostre ed esposizioni
2006 “L’incontro” con il maestro scultore Giuseppe Antonelli presso il teatro comunale di Atri;
2008 Esposizione internazionale omaggio a Salvador Dalì, Palacio Real de la moneda di Madrid, a cura di Juan Luis Montanè, associazione internazionale critici d’arte;
2010 XI Biennale di Ferrara “Tessere non tessere” presso Castello d’Este di Ferrara;
2012 Museo di Arte moderna Vittoria Colonna di Pescara;
2012 “XX edizione Premio D’Annunzio di Pescara” Museo Michetti - Francavilla II° classificato sezione scultura;
2015 esposizione “Sophia stone’s foods” personale presso CASA ABRUZZO EXPO MILANO via Fiori Chiari - Brera;
2015 Seven2 - collettiva - invito come artista ospite - Pinacoteca Patiniana - Castel di Sangro;
2016 “L’UGO DEL MARMO” personale a cura di Lara Ferretti ed Anna Dell’Agata - Villa Filiani - Pineto;
2016 “Arte e scienza” Palazzo Fibbioni - L’Aquila.
Recensione
L’opera scultorea e le opere pittoriche di Ugo Assogna dicono di un creare fondato sulla interpretazione ironica del concetto, ampliando ricorsi volumetrici grafici, utilizzando nel contempo iconismi ed elementi che elaborano una dinamica esemplificante della tridimensionalità, una considerazione sottile dell’idea, che contestualizza un discorso ironico, dotato di humor, impegnato in una catarsi storica, ampliando ed insinuando diversità di scelta e termini inquadrati nella propria considerazione del sottile.
In questo ambito il colore è di vitale importanza, dato che suppone un grande apporto dell’evidente, nel senso che lo amplifica per incrementare la sensazione del gioco, elemento che concretizza l’audacia, l’intelligenza della parola poetica formale, nascosta nel colore, dando vita a termini plastici che si incontrano in un discorso permanente.
Il risultato è un’opera elaborata, fresca e dinamica, che si nutre di diverse sorgenti intellettuali, che cerca di oltrepassare la barriera del mero effetto, per installarsi nell’evidenza della dicotomia mentale.
Supera la considerazione labirintica, fondando il discorso su di una espressione meditata, a volte quasi sopramentale della tematica, per, in un secondo tempo, inserirsi nell’aneddotico, al fine di metterne in risalto la parte allegorica, valorizzando il messaggio, in quanto tutto esiste dentro una coordinazione che si esplica partendo dalla storia.
Padroneggia la tecnica, crea lavorando direttamente la materia, servendosi di svariati procedimenti, miscelando i tradizionali con quelli più attuali. Il risultato è una creazione complessa, ma non appesantita, indipendente, ornata di referenze storiche, con un sano sentimento dello humor e rivelatrice di una visione di grande respiro, la quale le permette di connettersi con la dinamicità espressiva, l’allegoria surreale, il potere del simbolo, la strutturazione di idee che vanno ben oltre i propri limiti.
Cerca nuovi significati prendendo spunto da termini usuali, da idee che si liberano del senso abituale in relazione ad un intervento di analisi e concentrazione.
Non è depositario dell’irriverenza, sebbene adotti una grande elaborazione asimmetrica, che si alimenta da fonti letterarie, cambiando il significato e adottandone uno nuovo a partire da una certa razionalità espositiva.
Lavora con una grande varietà di materiali nobili e attuali, stabilendo una metodica basata sull’investigazione ed il predominio dell’idea.
In alcuni casi è l’idea che governa la pietra in altri domina la forza della tecnica impiegata.
Ritiene che l’opera scultorea vada ben oltre i limiti prestabiliti, non solo per il lavoro creato, per i materiali, tecniche e difficoltà esecutiva, ma soprattutto, una disinvoltura che si nutre di idee che va cambiando al momento della loro traduzione plastica, cercando significati occulti e tematiche che possiedono un significato per sé medesime, un dire estremamente sensibile e teso all’esaltazione poetica.
Di certo il fervore sensibile della poesia scultorea di Ugo è risolto nel minimale, in quanto preferisce l’evidenza serena dell’ellissi alla tragicommedia della metafora viscerale.
Joan Lluis Montané
De la Asociaciòn Internacional de Criticos de Arte
Igino Addari