Smart working nella UE: Italia al 13° posto nel 2020

Pubblicato il 18/05/2021
Pubblicato in: News
Smart working nella UE: Italia al 13° posto nel 2020

Il distanziamento sociale come misura di sicurezza in risposta alla pandemia di COVID-19 ha costretto molte persone a lavorare da casa.
Nel 2020 gli occupati da casa, al 5% in Europa nell'ultimo decennio, sono passati al 12,3% di età compresa tra i 15 e i 64 anni nell'UE.

La differenza tra dipendenti e lavoratori autonomi in smart working si è ridotto nel 2020 passando, per i dipendenti dal 3,2% nel 2019 al 10,8% e per i professionisti dal 19,4% del 2019 al 22,0% del 2020.

Nel 2020, una quota maggiore di donne (13,2%) hanno riferito che di solito lavora da casa rispetto agli uomini (11,5%).

I giovani hanno avuto meno possibilità di lavorare da casa nel 2020: solo il 6,3% delle persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni ha riferito di lavorare di solito da casa, rispetto al 13,0% delle persone di età compresa tra i 25 e i 49 anni e al 12,4% delle persone tra i 50 e i 64 anni.

La più alta percentuale di persone che lavorano da casa risiedono in Finlandia, Lussemburgo e Irlanda.

La Finlandia è in cima alla lista degli Stati membri dell'UE per il lavoro a domicilio, con il 25,1% degli occupati che di solito lavorano da casa nel 2020. Seguono il Lussemburgo (23,1%) e l'Irlanda (21,5%). Per contro, le quote più basse di lavoratori a domicilio sono state segnalate in Bulgaria (1,2%), Romania (2,5%), Croazia (3,1%) e Ungheria (3,6%).

In Italia il lavoro agile è stato appannaggio del 12, 2% ed è al 13° posto in linea con la media UE.

I dati sono pubblicati sulla Banca dati Eurostat, tratti dall'indagine sulle forze di lavoro dell'UE nella Giornata mondiale delle telecomunicazioni e della società dell'informazione (ULA) del 17 maggio 2021.

 

 

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